sabato 29 dicembre 2012

L'amore è un "piatto di cannelloni"



Qualche giorno fa alla radio lo speaker parlava di questa dichiarazione rilasciata da Malika, questa giovane cantante uscita da non so dove.
Chiedo scusa a fan e appassionati ma ho un grave deficit di interessamento e quindi apprendimento di tutto ciò che è nomi di cantanti, pseudocantanti, attori, attrici, "amici" o "w-factor" uscenti/emergenti..
Non so se questa ragazza pensi davvero ciò che ha detto o se questo piccolo pezzo di intervista che ho colto non si inserisca, invece, in un discorso più ampio nel quale trova un altro significato ma poco importa.
Ho solo preso spunto da ciò che lei ha detto, non vuole essere un processo a Malika.
Insomma la ragazza asserisce che l'amore è come un piatto di cannelloni: una di quelle cose che quando siamo al ristorante la si può desiderare molto, la si desidera ardentemente e quando poi arriva la portata ci facciamo inebriare e catturare dal suo profumo, ci travolge e assaggiando questo piatto che tanto bramiamo ci facciamo dominare da esso, ne siamo catturati totalmente fino a quando - ed è qui che arriva lo spunto per me- siamo completamente saturi di esso, pieni, gonfi tanto che diventiamo indecisi sul fatto che lo volessimo davvero e iniziamo a "pastrugliare" nel piatto finchè del cannellone/amore non restano solo che briciole e avanzi.

domenica 16 dicembre 2012

Investire (male) nel "COACHING"




Voglio farmi voler male da tutti questi emergenti "coach" che si stanno diffondendo come un'epidemia nel mondo e nella cultura italiani da un pò ti tempo ormai e ancora di più negli ultimi anni.
Perchè in Italia non siamo contenti se non importiamo qualche cavolata dall'estero credendo di poterla infilare nella nostra società come se nulla fosse, senza considerare da dove proviene questa "novità" o per quale motivo è nata e si è sviluppata NON in Italia.
Quella del "coach" l'ho sempre ritenuta una figura dai contorni poco chiari, dalle attività poco chiare, dalla formazione (quale poi?) poco chiara.
Ma visto che la novità piace tanto, appena giunta in Italia, ecco fiorire scuole, master di specializzazione, corsi di alta formazione in coaching; manco fosse presente nella nostra cultura come solo la lingua latina può esserlo...

venerdì 23 novembre 2012

La scuola che NON può educare


La settimana passata una mia paziente arriva in seduta visibilmente agitata tanto che, entrando, nemmeno riesce a sedersi che inizia a parlare dell'episodio accadutole il giorno prima a scuola, con un tono fra il disperato/angosciato e una rabbia incontrollata.
Questa signora insegna in una scuola superiore, un liceo classico per la precisione, nel frusinate.
In breve, mi racconta che per motivi di ordine e per un miglior svolgimento delle lezioni in una classe (primo liceo, quindi con ragazzi tra i 16 e i 17 anni) viene disposto che gli alunni siano separati dagli attuali compagni di banco e si ridispongano secondo un ordine stabilito dai professori.
Mi racconta che questa decisione è stata maturata in quanto la classe in questione è decisamente "allegra", al limite dell'indisciplinata e, quindi, questa soluzione si speri porti ad una situazione che permetta un miglior svolgimento delle lezioni, nell'interesse soprattutto dei ragazzi, ovviamente.
Il giorno in cui viene attuato il riordino mi dice di assistere a scene "allucinanti", come le definisce lei: ragazze che scoppiano a piangere disperate, gente che si butta a terra perchè non vuole cambiare posto e un caos generalizzato che la lascia interdetta.

giovedì 25 ottobre 2012

Depressione "autunnale"


"Come se non bastasse una normale depressione!" potrebbero asserire alcuni...
E in effetti esiste anche questo genere di disturbo dell'umore, di cui moltissime persone soffrono e che viene molto sottovalutato o, all'eccesso, diagnosticato in ogni dove.
Si tratta di uno stato generalizzato di ansia, umore sottotono, tendente al triste e melanconico, alle volte irrequietezza (specie nei bambini) e senso di apprensione, angoscia, mancanza di motivazione ad iniziare le cose, anche quelle nuove.
Vi è poi anche una sintomatologia fisica: senso di stanchezza e spossatezza, insonnia soprattutto "secondaria" - quando ci si sveglia durante la notte e non si riesce a prendere sonno se non dopo ore -, inappetenza o al contrario aumentato senso di fame, calo del desiderio sessuale o difficoltà nell'avere rapporti  sessuali completi.
Ovviamente non devono essere presenti tutti i suddetti sintomi e neppure si deve pensare che se ne presentiamo alcuni, in questo periodo, significa che siamo depressi!!

giovedì 18 ottobre 2012

Piccoli gesti delle coppie moderne



Qualche giorno fa, ho ascoltato in radio un sondaggio secondo il quale le coppie di oggi quando vanno a dormire non si danno il "bacio della buonanotte" e non si scambiano gesti d'affetto prima di addormentarsi.
Sono dunque arrivati tantissimi messaggi di persone che, al contrario di quanto questo sondaggio dichiarasse,  asserivano che non solo con il proprio compagno/a ci si scambia costantemente gesti di affetto ma che, soprattutto prima di addormentarsi, ne hanno il bisogno altrimenti non dormirebbero bene.
Le coppie con figli scrivevano che anche ai loro bambini insegnano questa "tradizione" del bacio della buonanotte; e poi coppie che hanno mandato messaggi molto teneri del tipo "dopo oltre 10 anni di matrimonio dormiamo tutte le notti mano nella mano".

giovedì 27 settembre 2012

Un farmaco per la vita: l'importanza dell'aderenza






Avere una malattia cronica significa spesso dover prendere uno o più farmaci per il resto della propria vita.
Spesso, dover prendere uno o più farmaci, ogni giorno, per tutta la vita significa ricordarsi, ogni giorno, di essere malati..
Per molte persone questo fatto non è fondamentale e riescono a convivere tranquillamente con il dover prendere "meccanicamente" la loro pillolina ogni giorno.Riescono a meccanizzare questo comportamento di assunzione della terapia rimanendo, almeno superficialmente, "staccati" emotivamente da ciò che significa quel farmaco; posso affermare quanto dico con un margine di errore davvero minimo...

mercoledì 25 luglio 2012

Malattie croniche: diagnosi traumatiche

La scoperta di una malattia cronica e che mette a repentaglio la vita di una persona rientra fra i così detti grandi traumi, quelli con la T maiuscola.
Anche se oggigiorno le aspettative di vita e, soprattutto, la qualità di vita delle persone affette da malattie croniche sono notevolmente aumentate, vivere ogni giorno con la consapevolezza di essere malati è, spesso, fonte di disagi anche gravi, che si aggiungono e/o complicano i quadri clinici già presenti.
Nella mia esperienza lavorativa mi sono confrontato con malattie croniche come il Parkinson, la Sclerosi Multipla, l'HIV, il Diabete, la SLA,  per parlare di quelle con un decorso generalmente cronico.
Parlare di malattia cronica e del trauma psicologico che accompagna la comunicazione della diagnosi (per quanto non consapevole per molte persone) significa parlare di accettazione della propria "nuova" condizione di vita e della ri - elaborazione adattiva del ricordo (traumatico) della diagnosi.
Molti malati vivono serenamente e senza alcun disagio la loro malattia.
Infatti, ricevere una diagnosi di malattia cronica non implica automaticamente sviluppare un disturbo psicologico come una depressione o l'ansia.
Spesso però questo accade; soprattutto, molto spesso, i sintomi di un disagio psichico vengono sottovalutati.
È importante non sottovalutare l'impatto psicologico che questo evento reca, sempre, alle persone: teniamo presente che parliamo di malattie che segneranno per sempre la vita di queste persone e che saranno una "spada di Damocle" giorno dopo giorno.

lunedì 9 luglio 2012

Genitori e Internet: proteggiamo i figli!

Il che non vuol dire controllare, spiare, rovistare fra le cose "virtuali" dei figli ma quasi... 
E non voglio creare l'ennesimo motivo di discussione fra genitori e figli!!Già troppi ce ne sono senza aggiungerne alcuno.
Mi preme molto far luce su un problema così diffuso e, nello stesso tempo, così poco notato ma, anzi, molto sottovalutato: l'uso che i giovani e soprattutto fanno i giovanissimi di internet.
Mi riferisco a ragazzi e ragazze con un'età che va dai 10-11 anni ai 20. Dopo i 20 probabilmente davvero diventano poco "controllabili"; sino a quell'età sono ragazzi che, per la maggior parte, vivono ancora in casa con i propri genitori e le REGOLE, in teoria, dovrebbero essere quelle dei genitori, salvo in case-hotel...
Quale uso dunque viene fatto di questa risorsa così potente come è internet? Un mondo dove tutto si può e tutto si ottiene, a qualunque prezzo.

giovedì 14 giugno 2012

I problemi dei gay


Perchè da più fronti è stato notato, dimostrato, sottolineato che i gay, le lesbiche, i transessuali e tutta la categoria GLBT è affetta, intrisa, nata con, serie problematiche di svariata natura: fisica, mentale, religiosa e probabilmente anche chissà che altro.
Ovvero se una persona è omosessuale ha problemi; quantomeno questo è ciò che ha asserito e ha voluto condividere con il mondo sportivo, con i propri fan, giovanissimi e meno giovani, il signor Cassano, un giocatore a quanto ne so io, vista la mia poca conoscenza di questo sporte.
Un personaggio "in vista", adorato da molti, idolatrato da altri; un personaggio che potrebbe, per il suo essere così noto a tutti, essere un modello per molta gente.
In fondo è questo il motivo per cui nelle varie pubblicità sociali, per la ricerca, per le raccolte fondi o per altre iniziative vengono selezionate queste persone: persone del mondo dello spettacolo, del cinema e soprattutto dello sport, conosciuti a tutti e che facilmente possono "spronare" gli animi delle persone con il loro esempio.
Il signor Cassano dunque con la sua uscita sui "froci" e i loro problemi che esempio mai potrà dare?

domenica 27 maggio 2012

Che stress lo stress!



Un termine sicuramente diffusissimo oggigiorno, soprattutto per il tipo di vita che portiamo avanti tutti: piena di impegni, correndo dietro al tempo e con la fretta di "non riuscire a..."
Lo stress, in realtà, non è un qualcosa di negativo in sè: "fisiologicamente" è la risposta di un organismo ad un fattore esterno (reale o immaginario, chiamato stressor) che produce un azione tesa a ridurlo; azione fisica, cognitiva e/o emotiva.
Facciamo un esempio con qualcosa di molto comune: l'influenza!
Quando il virus dell'influeza (stressor) entra nell'organismo produce una risposta da parte del nostro sistema immunitario tesa a ridurre il danno: si attivano le difese immunitarie e l'organismo inizia a mobilitarsi per far fronte al virus. Questa è la prima fase di risposta allo stress.
Questa fase prosegue in quella di "mantenimento": le difese dell'organismo lottano, letteralmente contro il virus per tornare alla situazione di benessere precedente, anche producendo sintomi (la febbre, la stanchezza, ecc.).
Quando l'influenza si risolve e il virus è annientato siamo nella fase conclusiva di risposta allo stress (fase di esaurimento) che ci consente di tornare ad uno stato di salute ottimale.
Cosa accade se questo non avviene? Accade che l'organismo si indebolisce e lo stressor, il virus, produce effetti che non sono più tenuti sotto controllo: l'influenza si complica e diventa qualcosa di più grave.
Queste fasi di risposta agli stressor le viviamo praticamente tutti i giorni; non come risposta ad una malattia ma con la mobilitazione delle nostre risorse cognitive, emotive e comportamentali.

sabato 12 maggio 2012

I traumi della vita


Trauma: un termine che fa parte del linguaggio comune e che usiamo noi tutti in vari contesti e riferendoci a situazioni differenti, da quelle effettivamente "traumatiche" a quelle in cui il significato del termine trauma è più ironico.
Nella clinica vengono distinti due differenti tipi di trauma: i grandi Traumi, con la T maiuscola e i traumi con la t minuscola.
La differenza non è nell'importanza di uno rispetto all'altro o nella gravità, poichè, ovviamente, anche un trauma con la t minuscola può essere sconvolgente per una persona; la differenza è riferita al pericolo di vita: nei Traumi con la T maiuscola una persona ha temuto per la propria vita, ha temuto di perderla (catastrofi naturali, gravi incidenti in cui la persona ha avuto paura di morire, ecc.).
Spesso e oserei direi "inevitabilmente" la vita di tutti noi è costellata di "piccoli traumi": dal primo giorno di scuola nell'infanzia, ai primi innamoramenti non ricambiati dell'età adolescenziale sino a quelli che affrontiamo ogni giorno e di cui, nel migliore dei modi possibili, cerchiamo di contenerne gli effetti, uscendone spessissimo, per fortuna, incolumi.
Per quanto sembri esagerato, le tre esperienze di vita appena citate furono traumatiche: hanno, cioè, sottoposto il nostro corpo e la nostra mente ad uno stress, che per fortuna abbiamo superato quasi tutti!
Alle volte invece capita che una situazione stressante provochi degli effetti ben più duraturi e di intensità maggiore di quanto ci si aspetterebbe: lo stress supera e vince la soglia di tollerabilità della persona divenendo un evento traumatico con conseguenze fisiche e soprattutto psichiche.

Pensiamo ad esempio ad una persona che soffre di attacchi di panico: andando a ripescare il primo attacco di panico, probabilmente si noterà che le circostanze in cui si è verificato non sono tali da giustificare quelle paure irrazionali tipiche dell'attacco di panico (di morire, di perdere il controllo, di impazzire, ecc).

Cosa accade allora quando, subdolamente, un disagio psichico fa il suo ingresso nella vita di una persona?

mercoledì 25 aprile 2012

Paura di credere in se stessi


Navigando per internet ho trovato questa magnifica composizione, il cui autore pensavo fosse almeno uno psicologo ma poi ho scoperto essere un disc jokey dedito anche alla scrittura!!
Appena l'ho letta ho pensato a quanto fosse impregnata di "teorie cognitivo comportamentali": pensieri distorti su di sè, bassa autostima e conseguente paura del rifiuto, pensieri automatici del tipo "lettura della mente" ("l'altro non mi vorrà").
Impariamo dunque a provare, a metterci alla prova; se nella nostra vita abbiamo sofferto perchè rifiutati, perchè ci siamo poco amati e non crediamo a noi stessi e alle nostre possibilità, se portiamo dentro di noi grandi ferite dovute ad abbandoni o umiliazioni, proviamo a pensare che in fondo, proprio perchè conosciamo l'esperienza di questa sofferenza possiamo osare!

giovedì 12 aprile 2012

Gioco. D'azzardo. Patologico.



Meno di un mese fa leggevo in rete notizie relative a una "sconcertante" scoperta del monto scientifico e la conseguente preoccupazione dei colleghi psicologi e dei vari statisti che si son messi a fare ricerche ulteriori per approfondire l'argomento: sembrerebbe che il gioco d'azzardo "patologico" sia un disagio psicologico e sembrerebbe che si stia diffondendo moltissimo fra la popolazione italiana (tralascio quella mondiale).
Probabilmente solo io ho trovato "sconcertante" questa notizia, che ho visto riproporre nei giorni seguenti con tanto di interviste annesse a primari vari e a gran dottoroni (visti persino ai TG in televisione), che esprimevano la loro preoccupazione in merito al dilagare di questo fenomeno (il gioco d'azzardo) e su tutte le possibilità terapeutiche esistenti (ma dove?).
In realtà, ciò che ho definito sconcerto è forse sdegno, irritazione o sarcasmo professionale visto che SOLO ora sembrano fare attenzione ad un PROBLEMA diffusissimo e presente nel contesto italiano da anni e che da tempo è entrato a pieno titolo fra i disagi psicologici: parliamo, infatti, di Gioco d'Azzardo Patologico.

sabato 11 febbraio 2012

Amore: si può non averne più da dare?

Domanda-titolo di questo post mi è venuta dalla visione del film "Ti odio, ti lascio, ti...": film sicuramente molto leggero, utile per passare queste tediose serate obbligati a casa a causa del tempo.
Il film, molto sinteticamente, parla di una coppia assolutamente poco funzionale che dopo l'ennesimo litigio decide di separarsi, trascorrendo i primi periodi ancora sotto lo stesso tetto.
Durante questo tempo i due assumono comportamenti atti a destare anzi ri-destare l'interesse dell'altro nei propri confronti, confidando nelle "percezioni" dell'altro o nelle altrui capacità di lettura della mente.
Devo dire che può essere molto istruttivo per molte coppie la visione di questo film, perchè nella sua semplicità fa luce su un aspetto così importante e fondamentale per la riuscita della coppia: la comunicazione. Comunicazione che fra i due protagonisti è decisamente scarsa, aggressiva e ambigua: non detti, aspettative, parlare di qualcosa per cercare di far capire altro, etc.

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