lunedì 20 giugno 2011

Parkinson: un palcoscenico di possibilità



Oggi, l'associazione Onlus Parkinzone, presso la sede dell'IES (Istituto Regina Mundi) a Roma (Lungotevere Tor di Nona 7), dove settimanalmente si svolgono le attività del gruppo di persone affette da Parkinson che aderiscono a Parkinzone,  ha messo in scena o meglio i "Parkinzotti" hanno messo in scena il saggio finale per la chiusura dell'anno di lavoro.
L'Associazione nasce per fornire, in maniera del tutto gratuita, alle persone affette da malattia di Parkinson una serie di attività/laboratori che, col passare degli anni, si sono rivelate essere un preziosissimo aiuto e un supporto co-terapeutico per queste persone.
Vengono infatti svolti laboratori di teatro e di danza, cui verranno presto affiancati laboratori di arte-terapia.
Perchè tutto ciò? Perchè far fare teatro o addirittura danza a delle persone il cui problema è proprio il movimento, la rigidità, la difficoltà a mantenere l'equilibrio, assieme alle difficoltà del linguaggio, difficoltà espressive; per non parlare poi del fatto che può capitare che questa malattia comporti anche delle carenze cognitive a livello di memoria, attenzione e capacità di produzione verbale?
Sembrerebbe una tortura per queste persone infierire con delle attività che richiedono loro tutto ciò che il Parkinson toglie col passare del tempo...
E invece no! Anzi lo riscrivo e anche in maiuscolo per sottolineare e affermare meglio il concetto:

E INVECE NO!

Parkinzone Onlus è attiva da circa sette anni grazie all'opera di attori e ballerini professionisti, terapisti della riabilitazione e specialisti in arti terapia; affianco alle figure più "operative" vi è poi il supporto medico del Dott. Nicola Modugno, specialista in neurologia ed esperto di Parkinson.
In tutti questi anni di attività si è andata sempre più consolidando una realtà che pochi si aspettano e che, per queste persone, rappresenta una possibilità, tante possibilità: durante i laboratori di teatro e di danza queste persone recitano, ballano, cantano, si divertono, esprimono emozioni...
Questa è la contraddizione che viene offerta a queste persone: laddove la vostra malattia vi blocca, queste attività vi rimettono in moto!
E, onestamente parlando, quante persone, familiari, conoscenti o parkinsoniani stessi, pensano sia possibile una cosa simile?
Io questa mattina l'ho visto ancora più dettagliatamente assistendo al bellissimo e davvero emozionante spettacolo messo in scena.
Ovviamente non sto dicendo che grazie al teatro e alla danza queste persone agiscono come se non avessero alcuna malattia; agiscono, si comportano, si muovono, vivono la loro vita, le loro emozioni, il loro Parkinson, in quei momenti, in maniera differente.
Il Parkinson è una malattia che toglie qualcosa alle persone: queste attività espressive consentono invece di recuperare ciò che resta e sfruttarlo al meglio, lasciando un attimo il Parkinson dove sta e vivendo il resto del proprio corpo, esprimendolo, soprattutto emotivamente.
Molto spesso il soggetto Parkinsoniano rimane "ingabbiato" nelle sue stesse difficoltà che lo portano a provare emozioni fortemente negative: ansie, malumori, depressioni vere e proprie, panico, fobie..
Tutte queste intense emozioni bloccano ancor più la persona, più di quanto faccia la malattia stessa.
Personalmente ritengo che, anche se venisse inventato il miglior farmaco di tutti i tempi per il Parkinson, il fatto stesso di avere la malattia, il fatto stesso di "NON ESSERE PIU' COME PRIMA" impedirebbe al farmaco di agire come dovrebbe e risulterebbe quindi inefficace.
Perchè mi son dilungato sull'importanza dell'emotività e sulle emozioni negative che "rafforzano" i sintomi della malattia?
Perchè durante il teatro e la danza, quando si recita, quando si interpreta qualcun altro, quando si lascia che il proprio corpo segua dei ritmi liberamente e non forzatamente, le persone affette da Parkinson recitano, cantano e ballano. Limitate dalla malattia certo ma "distratte" dalla propria volontà a voler controllare i sintomi della malattia.
Si potrebbe paragonare ad una sorta di dissociazione della coscienza: in quel momento sono totalmente concentrati a interpretare, ad esprimere un'emozione, a cantarne un'altra; la coscienza sul proprio stato fisico (mano che trema, gamba che non si ferma, rigidità..ecc) viene un pò meno (a volte molto meno) ed ecco che anche la relativa ansia di controllo cala e ciò che rimane sono le molte possibilità che queste persone ancora hanno da sfruttare nella propria vita.
Per me è stata una grande emozione osservare stamane questo gruppo di persone recitare e poi danzare: posso affermare di non aver visto dei parkinsoniani che recitavano o danzavano ma delle persone con un disagio fisico che in quel momento non era la cosa più importante della loro vita: ciò che in quel momento era importante mi è sembrata la possibilità che hanno mostrato di come la vita possa ancora esser vissuta.

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